mercoledì 28 aprile 2010

Droites - via Ginat

27-04-2010

ieri con Nic abbiamo salito la via Ginat sulla parete N delle Droites.
L'alternarsi di nevicate e Sole delle ultime settimane hanno contribuito a migliorare le condizioni del pendio e ad addolcire il ghiaccio della goulotte superiore.
Per dare un giudizio obbiettivo la via è in buone condizioni per coloro che hanno dimestichezza nel misto e non si fanno troppi problemi se il ghiaccio non è spesso da permettere una chiodatura sistematica.
Cosa vuol dire? Il pendio iniziale è in gran parte in neveche porta e permette dei buoni gradini e in piccola parte neve dura. La terminale, ad oggi, si passa bene in diversi punti. La goulotte superiore è di ghiaccio/neve tenero ma talvolta sottile. Vi sono 2 tiri che presentano delle sezioni di misto non facili ma ben proteggibili, ed un tiro dove la partenza è molto delicata per 6 m e poi diventa ghiaccio buono (mala sosta alla partenza è aprova di bomba su roccia).

Il materiale necessario per una ripetizione è:
2/3 viti corte e 4 viti normali per i tiri, in più buona parte delle soste vengono fatte su ghiaccio.
Una serie di friends fino al 2 camalot, qualche cordino lungo, una selezione di nuts medio piccoli. £/4 chiodi da roccia nello zaino sono d'obbligo su una parete simile...non si sa mai!

La discesa viene effettuata in corda doppia dalla breche fino alla terminale. Le prime doppie sono corte per evitare di incastrare la corda e quasi tutte sulla sx orografica. Verso la fine le ultime 2/3 doppie sono dal lato opposto.

Noi non abbiamo utilizzato ne racchette ne sci. La traccia delle cordate precedenti ci è stata di grande aiuto.
In questo momento, viste le temperature, non consiglierei di scenmdere il canale prima del rigelo.

Ecco qualche foto...



















lunedì 26 aprile 2010

riflessioni:

vorrei ringraziare tutti quelli che hanno voluto prendersi qualche minuto per riflettere, e per dare la loro opinione sull'argomento che ho proposto.

errori nella nostra carriera di amatori o professionisti ne abbiamo fatti tutti, nessuno esente. D'altronde è attraverso gli errori che spesso si impara.
Io per primo, anni fa, quando ero ragazzino e già istruttore di una scuola d'alpinismo e con un curriculum alpinistico di tutto rispetto, mi credevo capace di ogni cosa ed affrontavo vie e pareti forse senza rendermi conto di dov'ero e di cio che mi circondava. Mi ricordo un'estenuante salita al Col Armand Charlet di sx in pieno luglio, dopo cospicue nevicate. Impiegammo un tempo infinito per completare la salita in condizioni pessime con cornici che ci incombevano sulla testa ed il sole cocente. Mi ricordo bene tutte le cascate difficili che ho salito da primo di cordata il secondo anno che praticavo questa disciplina e con le dragonnes. Quando le ho tolte mi sono reso ben conto che tutto cio che avevo salito prima era senza margine di sicurezza, sempre al limite. Mi ricordo anche che vedevo gruppi di giovani alpnisti crescere intorno a me e salire le pareti e le vie dei miei sogni. Avevano tutti circa la mia età ed io mi sentivo capace quanto loro di affrontarle ma non avevo mai il socio abbastanza motivato o capace per salirle. E allora me la prendevo mosso dall'invidia.

Ciò che è cambiato principalmente dopo anni di alpinismo è il modo di approcciare la montagna. Ora che sono professionista e decisamente più capace ed esperto di allora, vivo la montagna con molto piu rispetto e timore, forse proprio perchè è grazie all'esperienza passata che mi rendo piu conto di ciò che mi succede intorno.
Di sicuro non diventerò mai un alpinista famoso perché non mi interessa salire una montagna ad ogni costo in qualsiasi condizioni o di legarmi con chiunque pur di dire "ho fatto anche quella".
Tante salite le realizzerò e tante altre rimarranno de sogni, forse è bello anche quello.
Ora come ora vivo l'alpinismo con tanta più serenità rinunciando ogni volta che lo ritengo opportuno.
Nonostante ciò penso di non avere rimpianti e anzi, di essermi tolto tante soddisfazioni nel momento in cui l'esperienza è maturata nel modo giusto.
Bisogna salire le montagne per passione e per piacere, non abbiamo nulla da dimostrare.

giovedì 22 aprile 2010

Osservazioni e dibattito

22-04-2010

Cari amici,

questa volta vorrei aprire un dibattito con voi su alcune considerazioni che mi sento in dovere di fare, sulla direzione che l’alpinismo sta imboccando ogni girono di più.

Vi invito per tanto a scrivermi i vostri pensieri in merito o come commento al post o tramite e-mail.



Chi mi conosce sa che pratico questa bella attività in veste di amatore e di professionista con grande passione e dedizione, e sempre con particolare riguardo verso il trasmettere qualcosa di importante alle persone con le quali condivido in prima persona, o per altra via, le mie esperienze.

Il mio lavoro mi porta ad essere in montagna tutto l’anno e ad osservare come l’andare in montagna viene vissuto dalla gente nelle più diverse forme: dal turista al professionista, dall’atleta all’alpinista per passione, da quello che va in montagna per distrarsi, a quello che vuole provare qualcosa di nuovo ed adrenalinico, da quello che vede la montagna come una sfida con se stesso a quello che sale le montagne per poterlo raccontare agli altri, a colui che andando in montagna si porta a casa “la pagnotta”.

Sono modi molto diversi di vivere la pratica dell’alpinismo, quasi antitetici l’uno rispetto all’altro accomunati però da un unico “elemento” chiamato montagna.

Questo elemento, o meglio ambiente, ha delle regole e degli equilibri che vanno capiti e rispettati per poter così praticare l’alpinismo riducendo al minimo i rischi, e vivendolo come attività ludica, formativa, di benessere fisico e mentale.

L’alpinismo è una pratica vecchia di quasi 300 anni durante i quali ha preso diverse direzioni alimentate sia da spinte politiche che sociali che personali.

Nel 1786 il Monte Bianco è stato salito per la prima volta per scopi scientifici; nel 1865 viene salito il Cervino da E. Whymper dove la sfida era fine a sé stessa con una montagna di grande attrazione estetica e la competizione tra nazioni; Dopo il primo conflitto mondiale vi fu un notevole aumento dell'attività da parte di alpinisti austriaci e tedeschi che cercavano una sorta di rivincita ed un'affermazione nazionalistica; negli anni 30 vi fu l’alpinismo eroico di Comici; fino alla metà degli anni sessanta l'alpinismo fu ancora caratterizzato dalla progressione del grado di difficoltà, soprattutto in termini ambientali (isolamento, complessità) piuttosto che di pura difficoltà di arrampicata. In particolar modo emergono le salite invernali, le solitarie e la conquista degli ottomila. Poi il nuovo mattino, il settimo grado, gli anni novanta….quanti movimenti diversi hanno caratterizzato la storia dell’alpinismo, ma tutti i protagonisti sembravano avere qualcosa che li accomunava: la passione, il rispetto e il timore verso la montagna.

E poi c’è oggi. Com’è l’alpinismo oggi? Come abbiamo detto spesso l’alpinismo ha seguito le correnti politiche e sociali del momento. Oggi lo definirei quindi un alpinismo “mediatico”, e forse quello della peggior specie. E non è altro che lo specchio della società attuale…quella dell’apparire.

Un tempo alpinisti come Messner si lanciavano in incredibili avventure al limite delle possibilità umane alla scoperta di un mondo nuovo, quello degli 8000m, spinto dai valori più puri.

Oggi, si collezionano giganti per raggiungere un primato, per gli sponsors, senza etica ne ritegno.

Non importa come, basta arrivare per primi.

Quando il week end andiamo in falesia si sente parlare solo di gradi, di quanto una via sia dura, di quanto uno si è acciaiato. Raramente si sentono frasi come: “su quel tiro mi sono proprio divertito”.

“Ho fatto questa via, ho fatto quella via, che secondo me è molto più dura di quel che dice la guida”, oppure “è sovragradata, io ci ho camminato sopra” sono invece le frasi ricorrenti.

Quando apriamo i siti di arrampicata o sfogliamo riviste dedicate, sono il più delle volte l’elogio al “marziano”, al record di velocità, a quello di difficoltà, pieni di numeri ma vuoti di contenuto.

L’alpinismo oggi è diventato sport, business, media, apparenza, record, collezionismo. Cosa c’entra tutto questo con i valori dell’alpinismo? La passione, il rispetto, le regole, la sintonia con ciò che ci circonda, dove stanno?

L’alpinismo degli ultimi 15 anni ha anche visto un’evoluzione tecnologica non indifferente, che insieme alla mediatizzazione web e cartacea hanno coinvolto la massa in quest’attività rendendola incredibilmente più accessibile. Fin qui, nulla di male. Il problema è che non stiamo parlando di un gioco, ma ci troviamo a confrontarci con un ambiente potenzialmente molto pericoloso…se non si rispettano le regole, gli schemi. Lasciamo un attimo da parte il gruppo di persone elitario che stabilisce i record, fa gli exploit, e fa dell’alpinismo un business, e parliamo ora della massa, quella che dovrebbe praticare l’alpinismo amatoriale di ogni livello rispettando le regole e gli schemi che alla fine ci fanno tornare a casa la sera. Parliamo di quelle persone che dall’alpinismo dovrebbero semplicemente trarre beneficio psicofisico senza nessuna pressione esterna e senza nessuna pretesa.

Oggi, grazie ai nuovi materiali, si salgono vie e pareti che 15 anni fa, per la loro difficoltà o condizione, non venivano neanche considerate. Ci sono sempre più giovani e non, che con pochissima esperienza salgono vie e pareti difficili, che richiederebbero un lungo percorso di apprendimento e di esperienza per poterle affrontare in relativa sicurezza. Oggi è ”tutto facile, tutto si può salire”: ci sono i ramponi leggeri, le piccozze performanti, le viti da ghiaccio che entrano da sole, il cellulare che ci permette di chiamare i soccorsi da qualunque angolo sperduto del pianeta.

E poi c’è internet che ci dice quando una salita è in buone condizioni, quale materiale serve, come si sale, come si scende. Se ci sono le tracce è buona, se l’hanno salita 10 cordate è buona e allora ci vado anch’io. Intanto il nostro cervello ha smesso di funzionare e non prende più iniziative.

Vorrei portare un esempio fresco fresco di questi giorni per farvi capire meglio il mio punto: nelle ultime 3 settimane le grandi pareti del bacino dell’Argentiere, nel massiccio del Monte Bianco, sono state molto frequentate. Salite come la via degli Svizzeri alle Courtes o il couloir Couturier all’Aigulle Verte o ancora la via Ginat sulla parete nord delle Droites, sono state percorse da numerose cordate. Sui siti specializzati la gran parte di queste anno parlato di ottime condizioni.

Certo, perché dalla terza cordata in su, sul Couturier ci sono gli scalini e la salita si trasforma in un gesto fisico e null’altro…apparentemente!!!!

Però non consideriamo che i giorni precedenti ha nevicato con vento, che la neve si è accumulata e ha formato delle pericolose placche che potrebbero staccarsi trascinandoci a valle, che il vento che fa colare la neve sul pendio potrebbe far cadere dei pezzi più grossi dei semplici fiocchi di neve, che oltre alla salita bisogna prendere in considerazione anche la discesa, e che se non si rispettano determinati orari possiamo trovarci in situazioni molto pericolose. La sera quando scriviamo sul sito della Maison della Montagne o su Gulliver che la salita era perfetta non pensiamo ai pericoli che abbiamo corso, fermiamo il nostro pensiero alla semplice traccia e non consideriamo tutto ciò che vi era attorno.

Questa mattina, con un collega guida alpina, abbiamo fatto dietro front dopo i primi 100m del couloir suddetto. Si sprofondava fino al ginocchio in determinati punti e si stava a galla in altri; lo strato di neve si presentava molto disomogeneo e spesso vuoto al di sotto del primo strato non permettendo neanche il piazzamento di una sosta su piccozze; le colate di neve lungo il pendio erano continue, a cascate. Per certo non sono caratteristiche di una salita su neve in buone condizioni. Mentre scendiamo una cordata di francesi ci raggiunge e decide di proseguire. Arrivati agli zaini spieghiamo il problema ad una cordata di italiani che mi chiedono: “ ma gli altri hanno proseguito?” ed alla mia risposta affermativa, mi sento rispondere senza pensarci due volte “va beh allora andiamo anche noi”. Tempo due minuti uno dei due e finito nella crepaccia terminale.

Io ed il mio socio ci dirigiamo verso una goulotte decisamente più corta e tecnica nelle vicinanze per approfittare della bella giornata. Verso le 10 am decidiamo nuovamente di scendere prima di aver terminato la salita a causa del fortissimo calore che stava rendendo pericolosa la via. Verso le 11 am circa, una cordata, con tutto comodo, si dirigeva verso il couloir Couturier e lo attaccava poco dopo. Il girono prima, la vetta della Verte era stata raggiunta verso le 16 da diverse persone…che avrebbero intrapreso da lì a poco la lunga e pericolosa discesa del canale Whymper (che si trova sul versante Sud della montagna). Sulla Ginat alle Droites vi sono cordate che hanno impiegato 2 giorni e mezzo per uscire dalla parete, un tempo folle al girono d’oggi che è segno di inesperienza sia nel salire che nel valutare le capacità della cordata stessa, sia nel non valutare un’eventuale ritirata o non saperla fronteggiare.

La via degli Svizzeri alle Courtes è stata percorsa diverse volte, ma non è assolutamente in buone condizioni, è in condizioni salibili. Una volta raggiunta la vetta qualsiasi salita diventa buona e facile!!!

Il messaggio che vorrei che passasse è che oggi si ha la tendenza a non prestare attenzione a tutto ciò che comporta una salita, ma a soffermarci solo sul nome ed il numero che sono scritti sul libro guida ed alle spesso tendenziose informazioni che si leggono sui siti specializzati. Tutto ciò senza concederci una personale valutazione delle condizioni, senza porci domande e senza mettere in discussione noi stessi prima di tutto.. Purtroppo o per fortuna di incidenti ce ne sono veramente pochi rispetto alle ingenuità commesse ogni giorno dagli alpinisti. Dovremmo forse ritrovare un po’ di umiltà e un po’ di passione. Dovremmo ricominciare ad andare in montagna per noi stessi e non perché così la sera possiamo dire al mondo, quanto siamo bravi.


Buone salite a tutti!!!


lunedì 19 aprile 2010

Modica Nourry -Mont Blanc du Tacul

18-4/2010 Modica condizioni varie

ieri con Anne abbiamo salito la goulotte Modica-Nourry partendo dai Cosmiques.
le condizioni sono buone.
La terminale si passa per ora bene sulla dx orografica.
Il primo tiro è coperto di neve, si arriva direttamente alla sosta 2.
Secondo tiro non tanto largo ma ben proteggibile.
il tiro difficile (normalmente il 3) è in condizioni di ghiaccio buono e ben proteggibile sia con viti che con un friend 0.3 camalot. C'è solo un passetto di misto in uscita dal tiro ma protetto da un chiodo ed un nut incastrato.
Il tiro seguente ha due corti risalti un po coperti di neve che rendono delicato il passaggio ma ci si protegge nuovamente bene con uno 0.3 e un 1 camalot.
Lultimo tiro è in ghiaccio sottile come sempre ma buono.

Bravo Anne, t'a très bien grimpé...et finalement les rappelles ca va vite!!!

Il gabarrou non l'abbiamo visto perche si sono alzate le nubi.

Discesa in doppia lungo la via. Attenzione: alcune soste sono sotto la neve. La prima doppia del canale (dal cordino blu in dinema che abbiamo messo noi) fa 65m, bisogna disarrampicare pochi metri. Le altre sono in linea tutte sul lato sx orografico.

Condizioni nel massiccio:

Lafaille: secco il primo tiro
Valeria: molto misto e poco ghiaccio
Supercouloir: secca la prima parte della goulotte
Pellissier: buona
Nord della Tour Ronde: tanta neve, fatta il 17, discesa lunga e laboriosa
Courtes: la via degli Svizzeri è in condizioni tecniche e ci sono grossi accumuli in cima
Petit Viking: buona
Dolent: troppa neve
Couturier: buono, 8 cordate sabato, ma attenzione agli accumuli e alle placche a vento in uscita
Droites: la Ginat è stata fatta da piu cordate. Il pendio è in neve dura con qualche tratto di ghiaccio, la goulotte ha il terzo e l'11 tiro tecnici e poco forniti. Generalmente in condizioni non facili.
Tacul: la via normale del Tacul non è praticabile per gli accumuli di neve ma sopratutto perché c'è un enorme crepaccio che taglia tutta la parete e non lo si può superare.
Chissà se si riuscirà a salire quest'estate???


Attenziuone a tutte le discese a Sud: il Sole scalda presto e tanto...il fatto che alcuni canali si scendano in doppia non fa diminuire i pericoli della discesa. Possono comunque esserci cadute di pietre e slavine!!!

buone salite a tutti