venerdì 5 novembre 2010

Les Drus - Couloir NE


Via Cecchinel Jager ai Drus

Les Drus per il canale NE - via Cecchinel Jager

Nel 1973 due alpinisti francesi, Walter Cecchinel e Claude Jager si avventurano verso la parete NE dei Drus. In 4 giorni salgono una via nuova ed estrema per l’epoche che li vedrà entrare nella storia dell’alpinismo. Il couloir NE dei Drus è infatti la prima grande via di ghiaccio salita nel massiccio del Monte Bianco con l’utilizzo di due piccozze.Così, durante uno dei più importanti exploits di alpinismo nelle Alpi si inaugurava la tecnica della piolet traction in alta montagna.

È difficile guardare il monolito dei Drus ed immaginare che quest’immensa montagna di granito possa avere una linea “debole” e che presenti difficoltà e terreni di tutt’altra natura che quelli rocciosi. La parete Ovest con la sua maestosità e vie famose come la Diretta Americana, o spettacolari crolli sul pilastro Bonatti hanno catturato l’attenzione di alpinisti e turisti. Il couloir NE è un itinerario nascosto che spesso solo gli alpinisti che amano il ghiaccio e les grandes courses invernali sognano di percorrere. È un itinerario estremamente vario che si svolge in ambiente serio che racchiude in se tutti i tipi di terreno che la montagna verticale può offrire.

Con Max Lucco e Nicolas Meli abbiamo deciso di avventurarci in questo angolo nascosto seguendo le orme degli apritori, veri maestri di alpinismo che con i loro attrezzi rudimentali hanno salito una via di gran classe e che nonostante gli attrezzi di cui disponiamo oggi, resta una via molto impegnativa.

Accesso: Da Aosta si raggiunge Chamonix per il traforo del Monte Bianco. Parcheggiare nei pressi del trenino di Montenvers.

Avvicinamento: Dalla stazione superiore del trenino di Montenvers scendere sul ghiacciaio per mezzo di scale metalliche molto esposte. Attraversare io ghiacciaio e dirigersi verso un quadrato bianco disegnato sulle pareti rocciose di fronte. Risalire nuovamente delle scale metalliche ripide e seguire il sentiero attrezzato finche questo non sormonta la parte ripida della falesia. Dalla balconata il sentiero principale piega decisamente a destra per raggiungere il rifugio della Charpoua. Non seguirlo e cercare sulla sinistra un esile sentiero (al momento vi è un ometto) che traversa a sinistra in direzione dei Drus. Quando il sentierino sparisce si è ormai alla base della gigantesca morena, molto evidente dal trenino. Risalire quest’ultima fino alla sua sommità (base della parete ovest dei Drus) dove vi sono numerosi posti da bivacco confortevoli. Il giorno successivo, puntare alle rocce poco sopra la morena e accedere al ghiacciaio nel migliore dei modi. L’attacco della via è ben visibile dal posto da bivacco. Quest’anno il ghiacciaio si percorre agevolmente dapprima sulla sua sinistra (orografica) per poi aggirare da sinistra a destra un’enorme crepaccio.

Relazione: Dalla crepaccia terminale seguire il canale principale fino alla base dell’attacco diretto della goulotte. Appena prima di entrare nel profondo camino si trova la prima sosta sulla sinistra, alla base di placconate verglassate.

L1: spostarsi una decina di metri diagonalmente a sinistra per poi proseguire diritti in direzione del muro ripido (65m, delicato, poco proteggibile, roccia talvolta poco solida) fino ad una sosta a chiodi con cordino rosso.

L2: aggirare il muro ripido a sinistra ma senza spostarsi troppo in direzione del diedro marcio evidente, ma salire al meglio verso un diedro a destra con corda fissa. Sostare alla base del diedro. Niente sosta attrezzata.

L3: risalire il diedro fino al suo termine dove una cengetta ed un passo atletico in fessura larga portano alla base della fessura Nominé. Sosta a chiodi.

L4: togliere i ramponi. La fessura Nominé è molto ripida e piena di chiodi per poter salire in arrampicata artificiale. Alla fine del muro ripido vi è una sosta molto scomoda perché obbliga a restare appesi. Proseguendo sulla terrazza soprastante e superando uno strapiombo di roccia rotta si arriva ad una sosta a chiodi più comoda.

L5: traversare qualche metro a destra verso un diedro obliquo con alcuni chiodi. Seguirlo fino al suo termine integrando con protezionio veloci fino a raggiungere una terrazza con sosta a chiodi.

L6: poco a destra vi è una fessura larga, seguirla per 7-8m e uscire a destra su un terrazzino con nut incastrato. Continuare per fessura più sottile in direzione di una grande lama staccata che si dovrà percorrere faticosamente in arrampicata o in artificiale (vedi materiale per l’attrezzatura necessaria). Io suggerisco di sostare su friends in cima alla scaglia e sotto uno strapiombo di blocchi, e recuperare i secondi di cordata.

L7: mettere i ramponi. Superare lo strapiombo e proseguire per terreno misto in direzione del canale superiore fino ad una sosta su chiodi.

L8-9: goulotte 60-75 gradi. Sosta su ghiaccio.

L10: aggirare a destra il salto di rocce, 80 gradi. Sosta su ghiaccio.

L11: salire il muro ripido al meglio. Talvolta si forma una striscia di ghiaccio centralmente, dove sono presenti dei chiodi. Quest’anno si passa più logicamente a sinistra per un salto di rocce ben proteggibile ma non facile, che porta su un terrazzo con sosta a chiodi.

L12-15: seguire il canale che con pendenze tra i 70 ed i 50 gradi porta alla breche dei Drus.

Discesa: In doppia sulla via fino all’inizio della goulotte superiore. Successivamente si scende lungo la direttissima (quindi sull’asse del canale). Servono corde da 60m.

Materiale: una serie di friends dai TCU al camalo 4. Sull’ultimo tiro di roccia per rendere più veloce la scalata per il primo di cordata e per i secondi suggerisco di portare un camalot #3, 2 x #3.5, 1 x #4. Sono poi indispensabili 3-4 chiodi da roccia a lama e universali per rinforzare le soste, cordini da abbandono, 8 viti da ghiaccio, qualche nut ma non indispensabili, rinvii, corde da 60m, piccozze tecniche, ramponi, casco, frontale.

Difficoltà: per i primi 3 tiri di misto dipende dalle condizioni e dalla presenza e dalla qualità della corda fissa della quale conviene dubitare. Per quanto riguarda la parte rocciosa 5c/A1 faticoso su roccia non sempre solida. Per il ghiaccio WI4, con un tratto più ripido se c’è ghiaccio.

Note: Il couloir NE è una via impegnativa, difficile e faticosa che richiede grande dimestichezza e velocità su ogni tipo di terreno: roccia, ghiaccio, misto e neve. Su ogni tiro della via si può perdere facilmente tempo. Anche nella parte alta, con difficoltà di ghiaccio oggigiorno non estreme, si arriva stanchi e nulla appare banale.

Anche la discesa, a volte effettuata al buio, non è da sottovalutare, nonostante si faccia in corda doppia.

Bellezza: *****



il canale d'accesso visto dal bivacco

su per il canale alle prima luci...non solo 50 gradi!!!

prime luci...prime difficoltà sul misto

Nik in uscita dal primo tiro di misto

Nik e Max mi raggiungono in sosta al secondo tiro di misto

verso la fessura Nominé

la fessura Nominé solca il muro compatto al centro

Nik in uscita sulla terrazza alla base della Nominé

basta seguire la linea dei chiodi...ma il muro ripido rende tutto faticoso!!!

Max in uscita dalla fessura Nominé mi raggiunge in sosta

secondo tiro di roccia...non basta tirare i chiodi...

secondo tiro di roccia che da accesso alla fessura larga...ci avviciniamo alla goulotte superiore.

grande esposizione sui tiri di roccia

la fessura larga dell'ultimo tiro di roccia

ancora una lama staccata e poi finalmente il ghiaccio!!!!

ecco la lama che ci ha dato del filo da torcere...

ultimi metri prima della goulotte...

è ora di calzare nuovamente i ramponi

terzo tiro di ghiaccio, il primo della S che "aggira" gli ostacoli

la via sembra infinita, la goulotte è sinuosa

ultimi tre tiri di ghiaccio prima della breche

siamo stanchi ma incredibilmente contenti...è davvero un vione!!!!

finalmente in cima...

e il panorama ci fa dimenticare qualsiasi fatica

....o quasi :-)


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Superbe, bravo
Maxime

stefano75 ha detto...

wow,ragazzi che vione !!! complimenti...